Caravaggio
E poi ci sono i luoghi del tempo sospeso.
Quelli del ‘quanto manca’ dei viaggi da bambina sul sedile posteriore del maggiolino verde prato di papà.
Quelli delle estati interminabili con nonna Gina e i cugini. Quando non ti bastano più i gettoni per chiamare le amiche. Perché ti mancano i loro abbracci e la consuetudine della vita di sempre.
E quelli di un fine agosto di un tempo sospeso in cui tenti caparbiamente di tenere insieme la famiglia. Con la convinzione che l’Arte possa avere l’effetto di un unguento magico. Capace di rimarginare ferite che sanguinano. O almeno che possa aprire spiragli di luce all’interno di una bolla spazio-temporale diventata troppo angusta.
Lui è quel Michengelo Merisi detto Caravaggio. Genio assoluto del Barocco.
Lo spiraglio di luce è il Ciclo di San Matteo
all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi (non altrettanto memorabile).
La Cappella Contarelli (1600), quinta della navata di sinistra (non te la scordi più).
Al costo di una monetina un’esplosione di emozioni.
Vocazione di San Matteo a sinistra, san Matteo e l’angelo al centro e il Martirio a destra.
La Vocazione è l’irruzione improvvisa della luce nella vita di tutti i giorni. Gli esattori intenti a contare i soldi immersi nell’oscurità (tratto distintivo del genio).
E la luce, improvvisa, appare insieme a Gesù con Pietro (di spalle).
Lui verista più del vero rappresenta la realtà così com’è. Ombre (tante), luci (poche). Il Maestro sta in questo equilibrio perfetto.
Ma l’arte non rimargina. Regala attimi infiniti di eternità.
Graditi racconti e consigli.
Compito del giorno per tutti: perdersi nell’Arte che può tutto. Perfino far passare il tempo più in fretta.
Ieri le musiche di un film. Oggi non so ancora.
(Vale tutto, anche i gol di Totti!).