Tramonto dal Gianicolo
E poi ci sono i luoghi dei tramonti.
Quelli in cui lo spazio pubblico coincide con lo spazio privato.
E il tuo spazio delle emozioni si accende insieme a quello degli altri.
[Noi animali sociali di prossimità per cui l’affollamento vale più di 3 stelle Michelin]
E magari questi luoghi sono proprio quelli dell’infanzia. Un ricordo di marionette con i colori delle Polaroid. Principesse infelici e Principi sul cavallo bianco (mai incontrati nella realtà) Pulcinella con la voce nasale.
Un teatro in miniatura. Pur sempre un teatro e la sua magia. Tu e tanti altri bambini.
Il cannone delle 12:00.
Fine di quella magia. Sipario. Applausi.
È l’ora della liturgia della domenica: pranzo dai nonni (lasagne e arrosto, non il corpo di cristo).
Lo sento quel cannone delle 12:00. Ed è subito madeleine di Proust.
Ha il sapore di Terrazza del Gianicolo, quella dove troneggia Garibaldi.
E lì c’è il MIO tramonto e di centinaia di coppie venute a riempirsi gli occhi della Bellezza struggente.
Una bellezza fascinosa e morbida.
Si lascia ammirare, senza vergogna (e di cosa dovrebbe vergognarsi?).
Seducente come nessuna, languida nelle sue forme.
Illuminata da un direttore della fotografia da Oscar, il tramonto. Che spegne lentamente le luci.
Lei (Roma) è ancora lì. Ammicca, gli ultimi movimenti sotto quella luce dorata.
Non facciamo troppo rumore. Il direttore della fotografia ha lasciato il set.
Lei (Roma) scenografia sublime fa l’ultima strizzatina d’occhio.
La scena è nostra, di tutti e di ciascuno. Ti sei già costruito il tuo spazio privato.
Gli altri centinaia non ti disturbano in quell’istante.