I momenti degli addii
E poi ci sono i momenti degli addii.
Quelli in cui bisogna lasciar andare.
Mollare le ultime cime, togliere i sostegni, la mano che tiene.
Ce la farà senza di me? Starà in piedi senza la mano di mamma? Come il 14 agosto del 2002 quando Blu (non ancora blu) ha mosso i suoi primi passi dopo la fase del gattonamento del passo del gambero e dei passettini malfermi.
Senza la mano di mamma.
È lo stesso per le case.
Perché le case sono figli per un breve periodo.
In pochi mesi gli spazi prendono vita forma colore sapore.
Le vedi crescere giorno per giorno e trasformarsi in quello che hai immaginato.
La casa ti è stata solo affidata e il tuo compito di crescerla avrà inesorabilmente un termine.
E succede sempre con le case (Per fortuna!).
Come quando arrivi alla fine di un libro e ti mancano solo tre pagine. Rallenti. Magari torni indietro. Sottolinei. Fai le orecchie. Tanto lo sai che sta per finire. Inutile fare attrito.
Lasci andare. Chiudi il libro. Togli la mano.
E ogni giorno che manca alla chiusura del cantiere percorri quegli spazi che sono ancora tuoi. Ne accarezzi le superfici, ne ammiri i colori e le finiture. Impartisci gli ultimi ritocchi.
Tanto sai bene che cantiere figlio si è fatto grande.
Si è fatto casa.
Non ha più bisogno della mamma.
Lascio andare. Ora chiede solo di essere abitata.
La lacrima c’è e non la nascondo.
La prossima volta occorrerà bussare per entrare. Tant’è.
È il tempo di essere madre di altre case.