Abitar-si

Le case degli altri

E poi ci sono le case degli altri. Quelle in cui mi chiamano per fare il mio lavoro. L’architetto.

Stavolta mi sono fatta precedere da un questionario cucito per l’occasione. Perché volevo risposte. Su come vivono la loro casa, come la abitano. Perché le case sono una nostra proiezione e sono la rappresentazione di come siamo. E lo spazio parla anche quando non vogliamo ascoltarlo. E parla di noi.

Ho voluto che fossero presenti tutti i componenti del nucleo: due adulti e due giovani donne. Con un caffè fumante in soggiorno,  che ho scoperto dopo essere l’ambiente più amato, abbiamo riletto le domande e le risposte che avevano dato. Le abbiamo commentate, abbiamo riso, sorriso. Le risposte doppie, quelle simili, quelle contrastanti. Anche quelle che spiazzano.

Sono entrata nei loro spazi, nella loro vita. Ho aperto cassetti; non è socialmente accettato aprire cassetti nelle case altrui.

In questo strano anno di iper-abitare abbiamo imparato a conoscere  meglio le nostre case, i punti di forza, quelli deboli, cosa manca, cosa vorremmo.

Mi hanno sempre chiamato per le case. Io che ne ho abitate tante e che ho scelto proprio la facoltà di Architettura e sono 25 anni che me ne occupo. Continuano a incuriosirmi le case degli altri, spesso le fotografo e le pubblico su Instagram come memoria storica di quell’incontro di persone e spazi.

Mi chiamano per le ristrutturazioni. Che brutta parola. Preferisco ri-abitare, la sento più vicina. Evoca un cambiamento, un’evoluzione. Tutto cambia, perché le case non dovrebbero cambiare con noi? Pensiamo allo smart working o alla DAD. Impensabile un anno fa. Ora una realtà. Tutti noi abbiamo allestito un angolo, un ambito tutto nostro per lavorare da casa o per la didattica a distanza.

Ma torniamo al caffè fumante in un ambiente a metà tra serra e soggiorno, un’ampia vetrata vista cielo, spatifilli, ficus benjamin, gardenie, orchidee fiorite. Piante ovunque, un grande tavolo con lavori fatti con la creta messi ad asciugare. Il cuore creativo della casa, amato da tutti, abitato da tutti. Ricordi di viaggi, le sedie siciliane.

Bellissimo ascoltare e prendere appunti. Certo c’è un problema di disordine in casa; si può risolvere (c’è sempre il magico potere del riordino di Marie Kondo). Bisogna far fluire l’energia come insegna il feng-shui, fare spazio, liberarsi dai pesi per sentirsi tutti più leggeri e magari negli spazi condivisi avere ciascuno il proprio ambito.

La cura è iniziata non appena sono andata via. Sta andando avanti, un passo per volta.

Ti salverò da ogni malinconia perché io avrò cura di te. Io sì che avrò cura di te.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *