Archivio Storico Capitolino
E poi ci sono i luoghi segreti degli architetti. Dove non vedi l’ora di tornare. Come le case delle nonne dove sai che andrai via con il tuo vassoio di frappe o la tua fetta di costata di albicocche. (Mangia belladinonna che sei sciupata!)
Come Parigi perché c’è sempre la tarte tatin migliore ancora da scoprire.
Come quel ristorante dove hai provato quasi tutto il menù tranne la tartare di tonno con mela verde e mango.
L’Archivio Storico Capitolino è così. Non vedi l’ora che qualcuno ti chieda una ricerca storica (anche
una semplice abitabilità).
Scooter parcheggiato lontano a piazza della Chiesa Nuova.
Con i tempi della palla di Milo e Shiro che impiegava una puntata intera tra alzata e punto, cambiando infinite forme.
O come l’occhio che indugia lento di Malick (fate voi).
Passo da tartaruga mi godo la facciata dell’Oratorio dei Filippini (la tocco pure, piccolo vezzo da architetto). Concavità e convessità barocche di quel genio di Borromini (1637). Autore di tutto il complesso, compresa la Torre dell’Orologio.
Mi soffermo sull’angolo tagliato a 45 le paraste (finti pilastri addossati) che ne intessono la trama.
Lo stesso passo lento fino a Piazza dell’Orologio.
Entro a destra vicino alla Casa delle Letterature (forse incontro Baricco).
Tessera firma chiave dell’armadietto.
Leggera, iPhone nella tasca dei jeans, penna e quaderno moleskine rosso.
La dirigente è già al lavoro. Mi siedo comodamente e chiedo aiuto a quella bella signora elegante. Cerca, trova. Snocciola codici, riempie moduli. È fortunata mi dice.
Consegno la richiesta. Aspetto il tempo della palla di Mila e Shiro. Esco sul balcone per qualche drum. C’è il chiostro, profuma di limone.
Scendo al caffè Novecento su Governo vecchio, caffè senza zucchero e biscotto sablé al sale (belladinonna è diventata misscalorie!)
Posseduta dallo spirito (bradipo in estasi) di Malick risalgo, prendo il mio plico. Uh quanto pesa.
Ora si va in scena nella Sala Studio Ovale con l’emozione della prima.
(O di quando sali le scale e ti si apre la vista dell’Olimpico)
Prendo posto di fronte al camino enorme.
Accendo la mia Costanzina (lampada design Luceplan) e scavicchio.
Manco avessi spogliato Bradley Cooper.
Il progetto originale è davanti a me.
Piante prospetti sezioni dettagli assonometrie.
La rappresentazione astratta di una realtà costruita.
Fondamentale per comprenderne il Tutto. Conoscenza frattale di un Tutto che l’occhio umano può soltanto percepire.
Bradley sei mio in tutta la tua Bellezza: distribuzione degli spazi interni, attacco a terra e attacco a cielo. Posso studiarti centimetro per centimetro!
Graditi consigli enogastro, ricordi, memorie, film, libri, saggi, musiche, foto..