Piazza Madonna dei Monti
E poi ci sono gli spazi dei cerchi che si chiudono. Quelli dei cicli che finiscono e fluiscono in un divenire che ancora non conosciamo.
Come la mia amata Valle Giulia o il liceo Mamiani della figlia Blu non più blu.
La maturità e la cena con le mamme (e i papà) dell’ormai ex IIIB. Il meraviglioso mondo delle mamme mamianine che si è salutato e ora toccherà rinominare il gruppo whatsapp.
Come i saluti e ringraziamenti l’ultimo giorno del trasloco dalla casa di design con il parquet in rovere sbiancato e il bancone in legno tra la cucina e il mega soggiorno.
O il tempo dei saluti al termine delle vacanze al Tanka Village. Cicli di due settimane a volta con un maestrale che ti portava via e portava via gli abbracci e i lucciconi con le amiche milanesi, la figlia del costruttore poi indagato, i bolognesi, i fidanzati dell’estate. I ricordi degli abbracci del ti scriverò del vieni a trovarmi.
Con la consapevolezza che quel ciclo era concluso.
Restano tracce negli album di foto che ogni tanto Blu tira fuori per chiedere chi fosse questa o quello. Un azzurro scalzo in cielo come le Fotografie di Baglioni che cantavo in Vespa con le amiche del cuore.
Spazi come piazza Madonna dei Monti con la chiesa dei Santi Sergio e Bacco e la fontana voluta da Sisto V di Giacomo della Porta. Autore pure della chiesa di Santa Maria dei Monti la cui facciata è su via Madonna dei Monti mentre il fianco chiude la piazza dall’altro lato di via dei Serpenti. Una facciata che insieme a quella del Gesù indicherà il tipo delle chiese dell’ordine di Gesù (i gesuiti): due ordini di pilastri corinzi raccordati da volute.
Il brindisi e i saluti in piazza il giorno del Dottorato. Un nuovo titolo da sfoggiare e da mettere subito nel curriculum. Tre anni di studio ricerche e di scrittura di tesi. Di caffè al bar La Licata e di pizza bianca al forno di Via dei Serpenti.
La gentrificazione di un rione sotto gli occhi per 3 anni. Da popolare a chic. Localini di tendenza per ogni dove.
E pensare che questa era la Suburra con le insulae, iperpopolata e malmafata. Poi primo rione di Roma, famoso per il Marchese del Grillo con la salita e il Palazzo.
La vineria dei Tre scalini a via Panisperna sempre uguale. Poco più su al civico 89 ci sono stati i ragazzi di via Panisperna, padri della fisica nucleare: D’Agostino, Majorana, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi. Tra loro due premi Nobel (tanto per dire). Il loro ciclo si chiuse a causa delle leggi razziali e la gran parte emigrò.
È l’architettura che non muta. Scenografia magnifica come sempre.
È la vita che scorre, magica, tra neutroni e neutrini nei suoi cicli che si chiudono per farne aprire di nuovi.
Come l’inverno che si trasforma sempre in primavera.
“Come l’inverno che si trasforma sempre in primavera” Stupenda…
Senza alcun dubbio!