Le case come figli
Conosco bene il momento in cui il cantiere diventa casa. L’ultima visita, uno sguardo rapido per riempirmi gli occhi e l’anima di quello che è stato. Un susseguirsi rapido di ricordi. Le chiacchiere con i proprietari, un primo progetto, il rilievo, il progetto vero e proprio, la selezione dei materiali e dei colori, il cantiere polveroso. La boiserie del corridoio per arricchire uno spazio prima anonimo. La parte bassa chiara e il color corda nella parte alta. La scelta di lasciare il pavimento in marmo originale e anche le porte.
Giorno dopo giorno l’ho vista crescere.
Come quando la figlia Blu ha lasciato la mia mano che la sorreggeva per camminare e correre per il mondo. Era il 13 agosto del 2002.
Me lo ricordo bene: un misto di malinconia, orgoglio, felicità, euforia.
E le case per me sono come figli. Arriva il tempo di togliere la mano e di lasciar andare.
Ciao casetta.
Bello il tuo modo di vedere e sentire il mondo in cui si vive che può essere la propria abitazione, ufficio, luoghi della nostra infanzia. La casa dovrebbe essere una parte vitale di noi in cui ci rifugiano, ritagliato il nostro tempo per viverlo secondo ciò che siamo. Forse la vita odierna non offre molto tempo e spazio per potersi fermare un attimo ed apprezzare le belle cose che ci fanno sentire bene, a nostro agio. Arredare il proprio appartamento, dargli quel tocco personale è l’estensione del nostro pensiero, del nostro benessere. Da quello che leggo hai un pó questa visione che a me piace piace molto. Complimenti, sei una persona creativa che fa vivere tutto ciò che la circonda
Grazie Massimiliano
Gli spazi privati che abitiamo come pure quelli pubblici che viviamo, fanno parte delle nostre vite. Ricercarne la Bellezza è piuttosto facile per me. Vorrei in qualche modo diffondere il mio sguardo.