Poeticamente abita l’uomo
Via Silvestri è un progetto di ristrutturazione fondato su basi solide: la psicologia dell’abitare.
La casa come espressione del sé. Perché le case sono una nostra estensione, una nostra rappresentazione e il nostro quotidiano si svolge all’interno di una geografia domestica precisa.
Parlo di case degli abitanti e non degli architetti.
Un breve questionario ha preceduto il progetto con l’obiettivo di realizzare una casa tutta per loro, per chi la abiterà.
Poeticamente abita l’uomo è un segmento di una poesia di Hölderlin ampiamente commentata da quel genio di Heidegger.
Senza scomodare i geni della filosofia lo sappiamo bene quanta poesia ci sia nell’abitare.
L’abitare racconta l’abitante. Gli spazi gli oggetti gli arredi i ricordi le case del passato fanno parte di una narrazione che solo per un attimo si fissa nella pianta, nel progetto architettonico. Poi l’abitare come la vita scorre. Mutevole, in evoluzione come la vita di ciascuno. Noi che abitiamo le case e noi architetti che abbiamo la fortuna di progettarle.
E sappiamo bene che l’esperienza abitativa, seppur codificata all’interno di spazi architettonici regolati da norme, è unica, e uniche sono le persone che abitano la casa. E in questa unicità mi ci voglio immergere, la voglio respirare, sentire. Mi metto in ascolto. Leggo le loro risposte al questionario Ladelbrocco. Due pagine di domande e tante risposte.
Caffè al volo nella vecchia casa, oggettivamente piccola per 3 e poi sopralluogo nella nuova da “rimodellare” secondo le loro esigenze. Rilievo con il metro laser e poi in un ingresso che ha le dimensioni di una camera da letto singola iniziamo a immaginare. Insieme. Valutiamo la luce, gli spazi, le atmosfere…
Tanto importanti le emozioni che si portano dalla vecchia casa e dal loro abitare e quel sentire lì in quel momento nella nuova. Che sì occorre una fervida immaginazione tanto è piena di mobili, oggetti, centrini, quadri con nature morte e Pierrot.
È più facile immaginare, progettare, arredare, quando c’è una base solida del sentire. Potrà essere liquida come la vita di Bauman. L’abitare si riconnette però al desiderio lacaniano della ricerca di un equilibrio, un’energia che può trovare il suo spazio proprio nella forma dell’abitare.
Una casa per cucinare, per ricevere gli amici, che sa di pane appena sfornato, con le orchidee e il lampadario di Murano della vecchia casa. Una casa che accoglie e tiene insieme, affacciata su un grande terrazzo da riempire di piante e di fiori.
Una casa affacciata sul mondo che parla delle persone che la abitano. Anche del 13enne che vuole anche il biliardino, il tavolo da pingpong e una cabina armadio tutta per sé.
Il tavolo da ping-pong è in arrivo ma tutto il resto si è fatto spazio.
Si è fatto casa.
La loro casa.